“Il libro dei Baltimore“ si salva perché è scorrevole, ha ritmo, anche se meno interessante e accattivante del primo romanzo. Si salva perché parla della bellezza eterna dell’ adolescenza e di quelle promesse di commovente fedeltà che facciamo da ragazzini e che poi a volte scopriamo di non poter mantenere a causa degli adulti che siamo diventati. Si salva perché parla dei mali che si possono annidare nelle famiglie quando l’ invidia e i segreti hanno il sopravvento, quando l’ orgoglio non vuole sentire ragioni e si prendono decisioni di cui poi ci pentiamo per sempre. Si salva perché ci ricorda che solo il fatto di accettare che ognuno è responsabile e artefice della propria esistenza, è un primo passo verso la serenità.
Si salva perché se ho letto 587 pagine in soli 6 giorni, un motivo deve pur esserci. (QLibri)

J.Dicker, Il libro dei Baltimore, La Nave di Teseo, 2016

 

E' "il piacere" il motore del lavoro di Joel Dicker, che a 27 anni con "La verita' sul caso Harry Quebert" e' diventato uno scrittore bestseller vicino ai 5 milioni di copie vendute nel mondo. A quattro anni dal suo fortunato romanzo, il protagonista Marcus Goldman e' tornato, ma "in realta' non se ne era mai andato" dice all'ANSA Dicker, in Italia con il suo nuovo atteso romanzo "Il libro dei Baltimore" (La nave di Teseo, pp 587, euro 22) che non ha fatto in tempo ad uscire ed e' schizzato ai primi posti della classifica dei piu' venduti.

"Avevo cominciato a scrivere 'Il libro dei Baltimore' ancora prima di finire 'La verita' sul caso Harry Quebert' e prima che fosse dato alle stampe. Poi e' arrivato il successo, ma volevo far conoscere meglio Marcus, avevo voglia di sviluppare questo personaggio" racconta Dicker, 31 anni, che dai suoi grandi occhi blu mostra la felicita' di parlare del suo nuovo libro in Italia, paese che gli ha "portato fortuna" e a cui e' particolarmente legato anche per le origini triestine della nonna. Diventato uno scrittore famoso, Marcus e' tormentato, nelle quasi 600 pagine de 'Il libro dei Baltimore', da quella che chiama la Tragedia che ha colpito il ramo ricco della sua famiglia, i Goldman di Baltimore, mentre lui appartiene a quello povero, i Goldman di Montclair, del New Jersey. Intrecciando diversi piani narrativi, seguendo il filo della memoria avanti e indietro nel tempo, Marcus ripercorre gli anni meravigliosi con la zia Anita e lo zio Saul, il cugino vero Hillel e quello acquisito Woody. Con loro formava un formidabile trio che si era giurato amicizia eterna ed era innamorato della stessa ragazza Alexandra "dallo sguardo luminoso". E sara' proprio il grande amore perduto Alexandra che Marcus ritrovera' grazie a un cane ne 'Il libro dei Baltimore'. "Anche l'amicizia e' una forma di amore. Se togliamo l'aspetto erotico, carnale, e' molto difficile distinguere nettamente tra i vari sentimenti che nel romanzo si mescolano fra loro" spiega Dicker, che vive a Ginevra, dove e' nato nel 1985, ma conosce bene l'America dove ha ambientato il suo nuovo romanzo in cui la memoria gioca un ruolo fondamentale.

"Quello che facciamo oggi affonda le radici in cio' che ci e' accaduto prima. Nei romanzi, ma anche nella vita, i personaggi per capire chi sono e cosa fanno bisogna sapere da dove vengono. Piu' si conosce il passato di una persona, meno si e' portati a giudicarla" spiega lo scrittore. Woody, il piu' selvaggio, accolto come un figlio dai Baltimore, mostra come si possano avere "legami tanto forti - dice - come quelli familiari con qualcuno che non e' della famiglia. Tutti abbiamo un amico che diciamo 'e' come un fratello, una sorella'". Alexandra in questo puzzle "e' forse l'unico personaggio equilibrato. Tutti gli altri hanno sentimenti di invidia, gelosia. Alexandra e' molto piu' sicura di se' e quindi ha una visione piu' giusta". Marcus la ritrova attraverso il simpatico quattro zampe Leo "perche' i cani sono capaci di unire le persone e a me piacciono molto" spiega. La Tragedia che colpisce il clan crea quella suspense, quell'attesa nel libro di cui Dicker e' maestro come e' abile nel regalarci una scrittura semplice, che ti cattura. "La mia suspense non e' una scelta artificiale per far si che il lettore rimanga con me. Le mie storie racchiudono una moltitudine di vicende, tanti fili. E quando si interrompe un filo ci si sposta da uno all'altro e viene la voglia di vedere come andra' a finire" sottolinea Dicker e aggiunge: "La semplicita' della scrittura e' molto difficile. Mi piace la chiarezza nel modo di esprimersi".

Dobbiamo aspettarci una tetralogia per Marcus Goldman? "Prima del successo avevo pensato a una tetralogia americana, ma non lo so. Quello che mi dirige e' il mio desiderio. Il piacere che ci muove e' molto importante, nessuno puo' togliercelo. Ecco perche', anche se i miei romanzi precedenti (cinque) sono stati rifiutati, non ho mai smesso di scrivere". Ma e' lui Marcus Goldman? "No, non sono io, perche' mi piace uscire dal mondo in cui vivo per tuffarmi in un altro mondo. E' come vivere una seconda volta" risponde Dicker e annuncia che per Harry Quebert c'e' "un progetto di film che e' a buon punto, ma non ho ancora firmato nulla".

da www.ansa.it

Marcus Goldman lo conoscete o dovreste conoscerlo. Era il giovane scrittore di La verità sul caso Harry Quebert, il grande romanzo di Joël Dicker. Adesso è il protagonista della nuova opera dello scrittore di Ginevra, Il libro dei Baltimore. Devo subito farvi una raccomandazione: non leggete l’ultimo Dicker confrontandolo con il precedente per stabilire qual è il più bello. Sono due romanzi completamente diversi per trama, stile, tono, atmosfera. Dicker non è il tipo che riposa sugli allori. La sua sfida non è al romanzo precedente, quello che gli ha dato celebrità e denaro. È come se non lo avesse scritto, come se lo avesse dimenticato. Quando scrive, Dicker sfida ogni volta se stesso come se fosse la prima ( e ultima) volta. Marcus Goldman è un romanziere affermato e si volta a guardare il suo passato, la storia della sua famiglia. Ci sono due tipi, due rami, di Goldman. I Goldman di Montclair, New Jersey, ai quali appartiene Marcus e i Goldman di Baltimore, Maryland. I Baltimore sono molto più ricchi dei Montclair e sono composti dallo zio Saul ( fratello del padre di Marcus) che è un avvocato di successo, dalla moglie, la zia Anita, medico affermato e donna di « bellezza sublime e di tenerezza meravigliosa » , e da Hillel, il loro figlio, ragazzo gracile, un portento d’intelligenza. Alla formazione originaria si aggiunge Woody, un ragazzo sbandato, con eccezionali doti fisiche ( è un campione nato in qualsiasi sport si cimenti) che viene affiliato alla famiglia. I Baltimore sono munifici e fastosi, dispongono di dimore, invernali ed estive, lussuose e assomigliano ai personaggi vagheggiati da Francis Scott Fitzgerald nei suoi romanzi. I Goldman di Montclair sono borghesi senza molti mezzi e, fatalmente, sin da ragazzo Marcus subisce il fascino dei parenti ricchi, li mitizza, non vede l’ora di stare con loro ( che l’accolgono sempre con affetto e generosità), di sentirsi un Baltimore, arrivando a vergognarsi dei suoi modesti genitori. I tre cugini Goldman diventano un’affiatata banda, la Gang dei Goldman è l’insegna che si danno, e si allargano a comprendere Alexandra, una ragazza di eccezionale grazia che Dicker presenta, per sottolinearne la preziosità, con un giochetto alla Nabokov di Lolita ( « Alex-an-dra. Una manciata di lettere, quattro piccole sillabe che avrebbero sconvolto il nostro intero universo » ) e, per un breve periodo il fratello di lei Scott, un ragazzo sfortunato (una specie i Nemecsek come l’eroe dei Ragazzi della via Pal). La Gang dei Goldman vive una favolosa giovinezza: «Eravamo la gioventù felice di un'America in pace e in piena crescita». La loro sorte sembra segnata ed è una sorte fausta: Marcus diventerà scrittore famoso, Hillel avvocato di grido come il padre, Woody astro del football, Alexandra celebre rockstar. Ma la «Tragedia» (che Dicker cita già alla se-conda riga del prologo provocando una torsione narrativa a campata unica che si sospenderà e ci sospenderà su un abisso per più di 50o pagine, una performance che leva il fiato) è in agguato e sarà devastazione, inganno, tradimento, errore, fallimento, menzogna, morte, lutto, dolore, sangue, follia e qualsiasi altro nome che vogliate dare ai vecchi e nuovi Cavalieri dell'Apocalisse. Sarà compito di Marcus, lo scrittore, ripercorrere l'ascesa e la caduta della Casa Goldman, tentare di rimettere insieme i pezzi del tempo dorato dell'infanzia andato in frantumi, ristabilire, senza giudicare, i torti e le ragioni, le colpe e le innocenze. Perché il compito dello scrittore è la riparazione di ciò che l'esistenza rompe e divide: «Nei libri, le persone scomparse si ritrovano e si abbracciano». I romanzi narrano sempre una storia d'amore postuma. Il Dicker della Verità era un mago, un giocoliere. Il Dicker di Baltimore è smagato, non gioca più, non ha più bisogno di trucchi. Uno scrittore, per Dicker, non scrive parole, scrive vite. In principio non c'è più il verbo, c'è il destino. Dicker non è un grande, è un grandissimo.


Antonio D’Orrico (Sette, 11 novembre 2016)

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